Come trasformare efficacemente un gruppo in una squadra?

Per i responsabili di progetto lo sviluppo dei team è una prassi ricorrente. La composizione del team di progetto è spesso eterogenea in termini di competenza, esperienze e cultura. Se i membri del team non hanno mai lavorato assieme, dopo la formazione del gruppo si inizia a lavorare insieme sulle attività di progetto e inevitabilmente si entra nella fase di conflitto.
In questa fase i partecipanti al gruppo di lavoro competono per affermare il proprio stato e imporre le loro idee. Saltano fuori tutte le divergenze possibili su cosa deve essere fatto e su come farlo.
I differenti punti di vista sono la principale causa dei conflitti interni al team.
In questi momenti è fondamentale aiutare il gruppo ad adottare buone pratiche di Comunicazione empatica o comunicazione nonviolenta secondo la teoria dello psicologo Marshall Rosenberg.
Empatia è la capacità di partecipare alle emozioni degli altri COME SE fossimo loro.
Porsi nella situazione dell’altro come se noi fossimo in quella esatta situazione. Il famoso detto “mettersi nei panni dell’altro”.
Per le sue origini l’empatia ha ragione di essere nell’arte e nelle sue applicazioni. In maniera particolare quando l’arte utilizza le parole per la narrazione. Non tutti possono scolpire o dipingere, ma parlando se non scrivendo qualcosa lo possono raccontare molti.
Il teatro, grazie proprio al meccanismo che si basa su “essere come se” e “facciamo finta di” è un’occasione per allenare l’empatia.
Un buon modo è la stesura o lettura di un monologo. L’interpretazione di uno o più personaggi per potenziare la propria espressività, per rigenerare le energie del gruppo, per giocare con le proprie maschere, entrando in intimità con se stessi e con il team attraverso il divertimento e la leggerezza.
ll monologo è una forma di scrittura che può essere molto potente. Se usato bene, dà l’opportunità di far emergere la voce di un personaggio interno e di dare al lettore una visione profonda della sua psiche.
Prima di iniziare a scrivere o leggere, bisogna decidere chi parlerà nel monologo. Si sceglie innanzitutto l’archetipo che descrive meglio come ci si sente in questo momento.
Carl Gustav Jung definisce dodici archetipi: il saggio, l’innocente-idealista, l’esploratore, il sovrano-padre, il creatore, l’angelo custode, il mago, l’eroe-guerriero, il ribelle, l’amante, il joker-festaiolo e l’orfano.
Ognuno di loro attiva emozioni diverse e possono essere distinti in 4 categorie:
1. Stabilità e Ordine (eroe, creatore, sovrano): cercano una condizione di stabilità;
2. Cambiamento/rischio (ribelle, burlone, mago): cercano una condizione di novità;
3. Indipendenza/conoscenza (saggio, innocente, esploratore): cercano l’individualità;
4. Appartenenza/cura (angelo custode, amante, uomo comune): cercano identificazione.
Provate con testi già scritti, come ad esempio:
Il discorso del Re, monologo sull’essenza del potere regale
In questa grave ora, forse la più fatidica della nostra storia, invio in ogni casa del mio popolo, sia in patria che oltremare, questo messaggio, rivolto con la stessa profondità di sentimenti a ognuno di voi come se fossi capace di varcare la vostra soglia e parlarvi personalmente.
Breaveheart, combattere (e morire) da uomini liberi
“siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita ma non ci toglieranno mai la libertà!
Vi presento Joe Black, il discorso sull’amore
Lo so che ti sembra smielato ma l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: “Buttati a capofitto! Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera!”
Will Hunting: Robin Williams vs il Genio Ribelle
“Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile… non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’Inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro”.
L’Odio: la storia del povero Grumvalski
“Ci si sente meglio dopo una bella cacata. Voi credete in Dio? Non bisogna domandarsi se si crede in Dio ma se Dio crede in noi”.
The Big Kahuna: la lezione sulla vita di Phil Copper
“Goditi potere e bellezza della tua gioventù”.
La 25 ora: le recriminazioni di Monty
“Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città [New York] e di chi ci abita.“
American Beauty: la bellezza e l’imprevedibilità della vita
“Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell’istante prima di morire. Prima di tutto, quell’istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo“
Trainspotting: Mark Renton sceglie la vita
“Già adesso non vedo l’ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d’ufficio, bravo a golf, l’auto lavata, tanti maglioni, Natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai”
Ogni Maledetta Domenica: è tutto un gioco di centimetri
“Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso, signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce”.
Il Grande Dittatore: discorso all’umanità
“La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto”.
Il mezzo teatro sarà un potente strumento per mettere in campo i diversi punti di vista, per scoprire che questi non sono debolezze ma anzi possono trasformarsi in punti di forza.
Claudio Cretaro